Materie prime, problemi e opportunità

Materie prime, prezzi alla produzione

L’aumento dei costi delle materie prime e la difficoltà nel loro approvvigionamento ostacola la ripresa del manifatturiero mentre nuovi mercati si delineano all’orizzonte.

Nel primo trimestre 2021 la produzione dell’aggregato metalmeccanico ha ripreso a correre registrando una crescita del 15,6% dopo il calo causato dalla pandemia.

L’indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica nel rilevare i risultati positivi evidenzia forti criticità dovute al crescente costo delle materie prime e alla difficoltà di approvvigionamento: per l’84% delle imprese intervistate il rincaro dei prezzi dei metalli e dei semilavorati in metallo utilizzati nei processi produttivi così come l’incremento dei costi di produzione influirà sui prezzi di vendita ma peserà anche sulla riduzione degli utili. Ben il 54% delle imprese ha dichiarato di avere difficoltà di approvvigionamento sia a causa della scarsità sul mercato sia per la bassa qualità rilevata tanto da fare temere un’interruzione dell’attività produttiva.

E così continuano a salire i prezzi di minerale di ferro, alluminio, rame, zinco e petrolio.

Materie Prime Confindustria andamento prezzi

Cosa è successo? L’evento pandemico si è abbattuto in maniera rapida e dirompente sulle economie globali determinando un disallineamento della domanda rispetto all’offerta che, impreparata, ha dovuto fare i conti con scorte minime e trasporti rallentati determinando un forte aumento dei costi delle materie prime. Per Confindustria il rincaro dei prezzi delle materie prime è dovuto alla scarsità dell’offerta a livello globale mentre nel caso del petrolio si tratterebbe di un recupero del minimo segnato ad aprile 2020.

Un problema attuale e trasversale che coinvolge tutte le attività produttive e le relative filiere, aggravato dalle evidenti difficoltà della logistica, con voli commerciali ridotti, blocco delle navi e rallentamento delle attività portuali causate dai protocolli sanitari. La Cina però è ripartita rapidamente accaparrandosi le materie prime. Rispetto al 2020 i costi dei noli e dei container sono rispettivamente triplicati e sestuplicati: il prezzo di un container tra Europa e Cina è passato da 1.200 a 7.900 dollari.

Le analisi di mercato concordano nel rilevare la disomogeneità della ripresa economica, segnata dal cambiamento globale della domanda, con l’offerta in continuo adeguamento, supportata dalla digitalizzazione e sempre più orientata alla sostenibilità. In questo scenario i mercati globali tendono alla frammentazione, l’e-commerce sembra prendere il sopravvento ed emergono ulteriori opportunità nei mercati asiatici e africani.

Secondo una recente indagine di Euromonitor International, la regione Asia Pacifico si conferma quale mercato più ricco di opportunità: l’invecchiamento della popolazione accompagnato dal calo della natalità, porta gradualmente al miglioramento dello stile di vita oltre al cambiamento dei modelli di spesa dei consumatori mentre in Indonesia e Filippine cresce la classe media.

Anche i consumatori africani sono destinati ad assumere un ruolo più importante nell’economia globale: nel prossimo ventennio in Nigeria raddoppieranno le famiglie di classe media toccando la soglia dei 17,4 milioni entro il 2040. E le imprese globali dei diversi settori si rivolgono proprio ai consumatori urbani della classe media africana.

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