Cina, gli accordi per l’export

Nell’ambito della visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia, il Polo SACE SIMEST ha siglato due accordi a sostegno dell’export italiano e in particolare delle PMI.

L’accordo con Sumec Financial Service, import agent del Governo cinese, intende facilitare l’assegnazione di contratti a fornitori italiani con know-how specifico (tessile, macchine utensili, packaging, trasformazione alimentare, bevande, oil & gas): un team dedicato presso Sumec identificherà le opportunità di business nelle province cinesi in cui opera mentre l’ufficio Sace Simest a Shanghai fungerà da punto di riferimento per tutte le richieste.

L’accordo siglato con Sinosure, l’agenzia di credito all’esportazione cinese, impegna invece le parti a facilitare l’accesso delle imprese di entrambi i Paesi alle proprie soluzioni assicurativo finanziarie; condividere informazioni ed esplorare opportunità di interventi congiunti su progetti di reciproco interesse anche in Paesi terzi; condividere best practice in materia di valutazione, assunzione e gestione dei rischi, recupero crediti.

Entrambi gli accordi prevedono l’organizzazione di workshop, forum e business matching per le imprese.

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Nel 2017 l’Italia ha esportato in Cina prodotti per 13,5 miliardi di euro, oltre il doppio rispetto a dieci anni fa. La Cina è l’ottavo Paese di destinazione del nostro export, primo nel continente asiatico (seguito da Giappone, Hong Kong, Corea del Sud e India). Nei primi sette mesi del 2018 le vendite si sono stabilizzate ma per SACE Simest la crescita continuerà a un ritmo dell’8,8% fino al 2021, quando si sfioreranno i 20 miliardi di euro.

Particolarmente avvantaggiati saranno i mezzi di trasporto grazie all’abbattimento dei dazi dal 25% al 15% sull’import di auto, il settore chimico-farmaceutico, tessile e abbigliamento nonché la meccanica strumentale.

Il FMI prevede che nel periodo 2018-20 il PIL cinese cresca a un ritmo medio del 6,4%, più contenuto rispetto al passato, ma che segna un cambio di rotta del modello di sviluppo economico, più orientato alla modernizzazione e automazione di fabbrica e al rilancio dei consumi interni.